martedì 30 novembre 2010

Alcune considerazioni sulla comicità di Kafka (DFW).

- Ahimè- disse il topo, - il mondo si rimpicciolisce ogni giorno di più. All'inizio era così grande da farmi paura, mi sono messo a correre e correre, e che gioia ho provato quando finalmente ho visto in lontananza le pareti a destra e sinistra! Ma queste lunghe pareti si restringono così alla svelta che ho già raggiunto l'ultima stanza, e lì nell'angolo c'è la trappola a cui sono destinato.
- Non devi far altro che cambiare direzione, - disse il gatto, e se lo mangiò.

(Una piccola favola, Kafka).

* Si potrebbero scrivere libri interi sulla John Hopkins U. Press sulla funzione lallativa dell'umorismo nell'odierna psicologia degli Stati Uniti. In parole povere, la nostra cultura attuale è, da un punto di vista sia evolutivo che storico, adolescente. E poichè l'adolescenza è riconosciuta come il periodo in assoluto più stressante e spaventoso dello sviluppo umano- la fase in cui la maturità che sosteniamo di agognare inizia a mostrarcisi come un sistema di responsabilità e limitazioni( le tasse, la morte) reale e opprimente, e in cui dentro di noi aneliamo a un ritorno a quell'oblio infantile che fingiamo di disdegnare- non è difficile capire perchè noi come cultura siamo così sensibili a quel tipo di arte e intrattenimento la cui funzione primaria sia la fuga, e cioè tutto ciò che tira in ballo il fantastico, l'adrenalina, lo spettacolare, l'amore romantico eccetera. Le barzellette sono una forma d'arte, e poichè ormai quasi tutti noi americani ci rivolgiamo all'arte essenzialmente per sfuggire a noi stessi- per fingere un pò che noi non siamo i topi e le pareti non sono parallele e che possiamo correre più veloce del gatto- è comprensibile che per la maggior parte di noi Una piccola favola non sarà per niente comica, o magari sarà persino uno spaventoso esempio proprio di quella realtà avvilente morte-tasse che il "vero" umorismo serve a rinviare.

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