venerdì 2 luglio 2010

M. Oliva su "!Tu la pagaràs!", in uscita il 7 luglio per Elliot.

IL ROMANZO


Carissimi, vi anticipo alcuni aspetti del mio nuovo romanzo, ¡Tu la pagaràs! (Elliot Edizioni), che sarà in libreria dal 7 luglio. Ho collocato circa metà della narrazione nelle notti salsere di Bologna, in ambienti che conosco bene perché li frequentavo fino a una decina d’anni fa. Questa scelta è dovuta alla mia profonda passione per l’America latina e per la salsa. Ovviamente, trattandosi di un romanzo noir, le atmosfere sono cupe, i personaggi tendono al negativo anche laddove nel mio intimo li salvo. Questo soprattutto perché volevo mantenere il più possibile l’attinenza alla realtà, l’intento era scrivere un romanzo che fosse un tributo alle imperfezioni. Come ho già sottolineato in altre sedi, qui sono tutti imperfetti, fisicamente e/o moralmente e a volte, ma non sempre, il difetto fisico è indizio di una bassa caratura morale.

Primissime Pagine: Dopo una notte di salsa, quando la sala sta chiudendo e non è rimasto quasi nessuno, viene trovato il cadavere di Thomàs Delgado, il barista cubano, ucciso in maniera impressionante, con modalità in apparenza collegate al rituale religioso della santeria cubana.

Partono così le indagini che schiacciano il giallo in secondo piano, per dare risalto ai personaggi, all’azione, agli intrighi e a qualche combattimento di capoeira.

I PERSONAGGI

Il protagonista maschile, Gabriele Basilica, è lo stesso di Repetita.

La protagonista femminile, La Guerrera, è, come recita la quarta, una donna: «disincantata, scanzonata, impulsiva, un po’ vanitosa, un po’ maschiaccio, vera salsera, spirito combattivo, lavora presso una sorta di redazione- garage per un giornale diretto da un becero individuo. È guerriera di capoeira, l’arte marziale brasiliana nascosta sotto forma di danza».

La Guerrera ha una trentina d’anni, soffre di una specie di depressione confondibile con accidia, il tutto aggravato da un materialismo senza scampo e l’ho dipinta riflettendo molto sul suo aspetto fisico. L’ho voluta piccolina - come me ;-) - ma anche molto differente: ha la pelle del viso rovinata (simbolo delle cicatrici che si porta dentro), la carnagione olivastra, i capelli molto lunghi e scuri, gli occhi neri. Mi interessava proporre una donna che da un lato non corrispondesse fisicamente ad una bellezza stereotipata ma fosse interiormente molto forte. Perché lei dovrà ottemperare al suo soprannome e soprattutto dovrà portare avanti le battaglie più quotidiane delle persone comuni, in primis il lavoro. Nello stesso tempo, volevo una donna controcorrente nel rapportarsi agli uomini, una che non capitola davanti a moralismi bigotti e, quando le va, si cede con naturalezza.

Le fa da contraltare, soprattutto sul piano spirituale, l’amica Catalina, di origine portoriquena, che vive con lei. Catalina rappresenta le possibilità soprannaturali, l’affabulazione, la magia, il senso materno femminile.

Poi c’è il popolo variegato delle notti latine: insegnanti di danza, dj spocchiosi, ballerine bellissime e signore ambigue, esibizionisti, ognuno ha il suo soprannome e il tutto è condito con rituali religiosi arcani, storie di sesso torbido, gelosie e superstizioni, l’universo santero degli orishas, gli dei della santeria cubana.

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