mercoledì 2 giugno 2010

[Nelle nostre stanze.]


Giravamo tra i tendoni della fiera da ore, il mio gomito contro il tuo senza toccarci mai.
Il tuo sguardo giallo di delusione mi bruciava addosso. Avevi messo su quel rossetto opaco, rosso di tutte le lacrime che ti nascondevi nelle guance. Mi volevi lontana da te. E io non sapevo come avvicinarmi. Vedevo la mia bocca contro il tuo orecchio per dirti che mi dispiaceva. Ma non succedeva mai. Non riuscivo più a fermarmi nei tuoi occhi scuri tutti accartocciati. Volevo morderli come granelli di nocciola e ingoiarti giù con me, portarti nel sangue e non doverti più abbandonare. Morire così, da ragazzine come eravamo cresciute insieme.
Ma tu già mi camminavi davanti, da sola. Era pieno di gente intorno, tutti mascherati, anche tu. Tutti mascherati tranne me, che mi sentivo nuda e volevo solo chiederti scusa, ma sapevo già che non avrei detto niente e me ne sarei andata. Avrei chiuso la porta di tutte le tue stanze alle mie spalle e ti avrei lasciato la chiave.
E poi ho sentito la tua voce da lontano arrivarmi contro il petto. - Credo che questa ti starebbe bene, no? Era il ciondolo che cercavi.- Le tue mani da bambina mi hanno messo al collo questa chiave e volevo dirti non immagini quanto pesa, perchè sei sempre stata tu quella con le chiavi giuste, io ero solo quella con la valigia in mano e le chiavi me le perdevo ogni sera, ti ricordi, a casa non ci volevo mai tornare, ma questa, sai, questa credo che la ingoierò giù, la masticherò ben bene, penserò ai tuoi occhi di cioccolata liquida e mi sentirò a casa, anche se tu non ci sarai.

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