venerdì 3 settembre 2010

(siamo soggetti parentetici.)

Blatericcio postpranzo.
Mattinata passata a riflettere sulle dissociazioni psichiche di quel buon diavolo di Grice e su quel suo brutto vizio di dare ogni cosa per scontata.
Voglio dire, la maggior parte della gente fa di tutto per confonderti le idee, volendo o meno.
Ed arriva questo buon uomo con lo schiribizzo di scrivere che "Ogni interazione sociale si basa su un principio di cooperazione, in quanto il linguaggio come forma di agire sociale è attività razionale".
Devo dire che suona bene.
E' solenne. definitivo. irritrattabile.
Ma è un'utopia. E come tutte le utopie una stronzata.
Dovrei forse presupporre che il mio interlocutore voglia cooperare con me quando mi parla? Che metta le frasi una dopo l'altra in senso logico, cronologico e razionale per ridurre al minimo il dispendio delle mie energie cerebrali? E'chiaro che non lo farà mai. E' naturale che io parta con un buon 30 % di diffidenza dalla mia parte. E sono anche fin troppo ottimista, quando lo scrivo.
Per decifrare il senso di base di certi messaggi ci vorrebbe un manuale di decodificazione con un' appendice apposita: " Utili passaggi inferenziali da attuare nel caso in cui il tuo interlocutore si riveli un probabile cagacazzi".
Magari ci penso su e lo dò alle stampe, un giorno o l'altro.
E' chiaro che Grice parta dal presupposto di una conversazione ideale.
Con un parlante e un interlocutore ideali.
E alla base di una conversazione ideale c'è un'onestà ideale.
Che deve essere presupposta.
Per essere poi trasgredita nella realtà.
Che di ideale ha gran poco, considerati i fatti.
Perciò il pover'uomo non ha poi troppe colpe.
Lui fa teoria. E lo può fare soltanto in astratto, in un contesto asettico, senza tirarci dentro tutta la merda del mondo. Cosa che abbassarebbe di gran lunga il tono di una sacra bibbia della pragmatica.
Però ci fa ragionare sul fatto che l'onestà è un dato statisticamente irrilevante, dal momento che continue inferenze devono essere fatte, a livello più o meno intuitivo, in una conversazione tra due esseri umani.
Continue inferenze vuol dire.
Io non ti sto dicendo quello che davvero voglio, devi capirlo tu. Auguri. Fanculo. Buon Natale.
Ecco, una cosa così.
Vuol dire. Quello che veramente ti interessa sapere io te lo metto in parentesi, aprila tu se sei capace.
Vuol dire prendersi per il culo senza sosta.
E tutto questo è fonte, come voi dedurrete anche da soli, di un più che notevole dispendio di energie e di sbattimenti nevrotici.
Oltre che di incomprensioni e fraintendimenti a tutto spiano.

Basterebbe dire le cose come stanno.
E ma poi, la trasgressione.

(ah, fanculo Grice, sei così didascalico.
ti fregherò prima o poi).

Paul Grice u.u

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