sabato 4 settembre 2010

(prima di scegliere la vita, pensa a suicidarti).

questa mattina mi sono svegliata e ho pensato che quasi due anni fa moriva david foster wallace e il mondo diventava un pò peggiore. niente incenso e messe commemorative. giusto qualche pensiero sparso che mi è venuto in mente quando mi è ripassata davanti la sua faccia all'improvviso.
mi ricordo che quando lessi che wallace era morto non sentii niente, non mi uscì una parola.
leggevo suicidio a lettere cubitali nero su bianco e volevo mettermi a ridere. leggevo sedia, corda, tavolo da cucina e mi si sbiancavano le idee. pensavo alla sua bella testa sotto terra sbranata da un esercito di formiche affamate, uno scolapasta bucato da pesticidi e concimi chimici.
pensavo che in questo mondo chiunque provi a sabotare il sistema dall'interno, spesso finisce con il battito cardiaco sottozero, volontariamente o meno. e credo che la morte di wallace sia da interpretare come uno dei fallimenti del millennio.
il fatto che se ne sia andato lui di sua volontà non cambia le cose.
il suicidio non si compie quando si è con le spalle al muro. un tempo ne ero convinta. che fosse l'ultima sponda, l'ultima possibilità rimasta, la scelta definitiva alla fine di tutte le altenative.
poi è morto wallace e ho capito che non è proprio così, che un'alternativa al suicidio c'è.
resta da vedere quale sia la cosa che ti fa meno paura.
la vita ti offre un'alternativa anche quando il tuo corpo non risponde più agli stimoli nervosi.
basta un cuore che batta e sei ancora fisiologicamente vivo.
quello che devi capire è se ti basta. è se riesci a sopportare che per vivere ti sia sufficiente respirare.
quando è morto wallace ho capito che i giovani al suicidio non ci pensano quanto dovrebbero.
riflettere sulla possibilità di morire a quindici anni, io credo, dovrebbe essere un passaggio necessario, una sorta di rituale di iniziazione attraverso l'adolescenza per poi approdare all'età adulta con una consapevolezza diversa sul valore della vita, sull'apprezzamento della passione e sulle priorità che ti serviranno per costruire qualcosa di solido in futuro. credo che ogni adolescente prima di scegliere la vita debba passare in qualche modo attraverso la morte e lo debba fare volontariamente.
la morte ci accade intorno ogni giorno, ma non è la stessa cosa che immaginarsi in una bara.
il fatto che una buona percentuale dei giovani di adesso non ci abbia mai riflettuto a dovere mi preoccupa parecchio. non che si debba scegliere la morte, questo è chiaro. ma neanche dare per scontato la vita, presupporla come un dato di fatto, una scatola chiusa senza i buchi per l'aria in cui ci hanno incastrato senza prima dimenticarsi di tagliarci tutte le unghie.
pensare alla morte, soppesarla, metterla sulla bilancia è un atto di disobbedienza critica e anche, seppur perversamente, di curiosità. ritengo che essere curiosi di quello che ci sarà alla fine di questa spirale piatta sia naturale tanto quanto vivere quello che ci sta in mezzo.

ma magari sono tutte stronzate e la morte quando arriva, arriva.
d'altronde si sa che non è mai stata troppo beneducata, non ha mai avuto l'accortezza di bussare.
ma anche la vita, d'altra parte, non è proprio una dama di galateo.

"La persona che ha una così detta "depressione psicotica" e cerca di uccidersi non lo fa aperte le virgolette "per sfiducia" o per qualche altra convinzione astratta che il dare e avere nella vita non sono in pari. E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l'invisibile agonia della Cosa raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una persona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme. Non vi sbagliate sulle persone che si buttano dalle finestre in fiamme. Il loro terrore di cadere dalla finestra da una grande altezza è lo stesso che proveremmo voi o io se ci trovassimo davanti alla per dare un'occhiata al paesaggio; cioè la paura di cadere rimane una costante. Qui la variabile è l'altro terrore, le fiamme del fuoco: quando le fiamme sono vicine, morire per una caduta diventa il meno terribile dei due terrori. Non è il desiderio di buttarsi; è il terrore delle fiamme. Eppure nessuno di quelli in strada che guardano in su e urlano "No!" e "Aspetta!" riesce a capire il salto. Dovresti essere stato intrappolato anche tu e aver sentito le fiamme per capire davvero un terrore molto peggiore di quello della caduta".

[D. F. Wallace, Infinite Jest]

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