esco fuori da una notte insonne, passata a farmi catturare dai soliti incubi in rotazione settimanale.
ho chiuso occhio forse per tre ore filate dalle quattro alle sette del mattino.
prima mi son fatta compagnia con tondelli.
che come saggista continua sempre ad esser meglio che come romanziere, ma tant'è "Camere separate" è anche un pò il mio romanzo di formazione.
La storia del mio cuore separato, del mio cervello chiuso a chiave in una cassaforte di cui non ricordo più la combinazione, del mio corpo intorpidito che perde i sensi e inizia a diventare un involucro di nylon per cibi precotti.
Tondelli mi parla di una solitudine che esiste da quando nasci e che non puoi fare a meno di accettare come parte più intima di te. l'unica compagna con cui riuscirai a convivere. potrai sposarti, fare figli, avere amanti, perderti dentro viaggi in luoghi talmente lontani da te che crederai di poterci vivere bene davvero, ma non è mai così. credo che in ognuno di noi esista un sistema di ingranaggi, ecco, questo è quello che sono arrivata a pensare. un marchingegno di alta meccanica in cui ogni piano si collega all'altro tramite sistemi di cavi dell'alta tensione in cui riesce a passare un certo tot. di watt di emotività.
non per tutti la quantità è la stessa, quasi per nessuno è costante.
io credo che i miei cavi, nel momento esatto in cui ho messo il muso fuori dalla pancia di mia madre per vedere che tempo tirava (e c'era davvero troppa luce, avrei dovuto capirlo subito che era tutta una trappola per topi), siano stati attraversati da una scossa elettrica troppo intensa e si siano bruciati lì per lì. mi hanno lasciata scoperta, capite quello che intendo? sono diventata un piccolo agglomerato di tubi neri, un intestino tenue di fili inutilizzabili per qualsiasi contatto extracorporeo. vibro di una febbre elettrica che mi manda in pappa tutte le turbine, giorno per giorno. e non sempre le tempeste elettriche sono uguali per tutti, voglio dire. la mia, per esempio, continua ad azzannarmi alla gola e a riempirmi lo stomaco di buchi, ma non mi permette di fare un passo in avanti. mi dà una piccola spinta, di tanto in tanto, fin quando non mi arresto per inerzia.
moto inerziale, forse anche circolare. che magari è una roba che non esiste neanche.
però ecco, questa mattina mi sono svegliata con un paio di mani addosso che cercavano di spegnermi la rabbia. dopo qualche minuto ho capito che erano le mie e che, solo a toccarle, avrei preso fuoco.
per ora ho scelto la rabbia, perchè il fuoco mi fa troppa paura.
ma sono in via di estinzione. io e la mia rabbia con le ghiandole infiammate.
(fra qualche giorno esame di semantica e pragmatica.
il programma ce lo dovrei avere in testa.
se solo la ritrovassi sotto quel mucchio di libri sul pavimento).
have a bad day.
g.
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