la realtà è che sono tornata da neanche quattro giorni da una dimensione parallela e dovrei rimettermi a impolverarmi il naso tra gli atti illocutori di Austen e diecimila triliardi di anni di storia economica del mondo di Cameron.
e non è che mi vada molto a genio, la cosa.
alzare la testa dai libri giusto per venti giorni, un mese all'anno massimo, ormai mi sta diventando parecchio pesante. se a quindici anni riuscivo ad essere una macchina da guerra, ora ho altre necessità.
impegnarmi a scrivere più seriamente, per esempio.
almeno seriamente quanto leggo.
ieri, sì, ieri.
ho avuto un'illuminazione al bar della stazione termini.
(poteva succedere solo in un posto del genere, d'altronde.
in un treno, la mia casa con il contratto a ore, yuppi.)
per ora è solo una scintilla, ma forse con il tempo potrebbe venirci fuori una bella storia.
antigenerazionale forte.
antioccidentale anche, per lo più.
vivere in egitto per un mese mi ha dato molti spunti in questo senso.
mi sono messa a rileggere "Americana" l'altroieri e alla luce di questo ultimo periodo molti dialoghi stanno acquisendo una forza maggiore, quasi profetica.
se il tempo me lo permette, voglio cercare di spingere su questo pedale.
nel frattempo progetto il mio futuro su un cimitero di punti interrogativi.
(siamo nel post generazione X?)
neanche ci poniamo più il problema dell'incognita del futuro.
noi siamo diventati l'incognita del nostro futuro.
ora vado a bere un pò d'estathè, và.
che questo autunno non si decide ad arrivare, uff.
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