Ora, non avrò la giusta obiettività o competenza per scriverlo, ma non credo che di teste come quella di Antonio Paolacci se ne trovino molte in giro. Non è solo una prova di talento o di stile, questa sua seconda fatica. E' una grande prova di intelligenza. Paolacci sa scrivere e soprattutto pensa prima di farlo, cosa che vi sembrerà banale, ma visti i tempi che corrono non lo è affatto. In più pensa con coraggio, tira fuori una salda coscienza critica antigenerazionale, una vitale e brutale onestà intellettuale, tenendosi lontano dall’etichetta di genere come già aveva dimostrato di saper fare nel suo romanzo d’esordio, “Flemma” (Perdisa Pop, 2007).E soprattutto riesce a dire quello che deve e che vuole dire nei suoi romanzi, senza il bisogno di dirlo al di fuori.
Se non è roba rara, questa. Fate voi.
Se non è roba rara, questa. Fate voi.
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